L’Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino nasce in Emilia Romagna nell’anno 1991 per volontà e opera del senatore Araldo Tolomelli.
Dopo i cacciatori delle Alpi, che hanno visto nascere nell’anno 1964 l’UNCZA-Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpi, anche quelli dell’Appennino hanno una loro associazione. Secondo il suo fondatore “L’URCA è un organizzazione autonoma a base regionale per la gestione del territorio e della fauna ungulata dell’Appennino. Persegue l’obiettivo della conservazione e dello sviluppo di questo patrimonio anche attraverso il prelievo venatorio selettivo e programmato. A questo fine promuove la collaborazione tra mondo venatorio, agricoltori e ambientalisti con la partecipazione di esponenti del settore tecnico-scientifico in un corretto rapporto con le istituzioni e le comunità locali”. I principi innovativi per la gestione della fauna selvatica ungulata, promossi dalla neonata Associazione, suscitano un grande interesse e rapidamente le idee si propagano nelle regioni contigue dove sono raccolte da modesti gruppi di illuminati cacciatori, appassionati dell’ambiente naturale e della sua fauna, che replicano l’iniziativa; l’Emilia-Romagna non è più sola. Sotto la guida del senatore Tolomelli i rappresentanti delle Unioni regionali costituiscono un Coordinamento nazionale e sottoscrivono una Convenzione che ne regola l’attività. Nascono altre Unioni regionale sino a raggiungere le nove unità nell’anno 1999. La crescita e la grande considerazione ottenuta negli ambienti accademici, scientifici e istituzionali rende opportuno sostituire il Coordinamento nazionale con un organismo più rappresentativo. Nell’anno 2001 è convocata il 3 e 4 marzo, a Sasso Marconi nell’Appennino bolognese, la prima Assemblea Congressuale di tutte le Unioni regionali. Viene deliberata la costituzione dell’URCA NAZIONALE ed approvato la Statuto che ne regolerà la vita associativa. Passano gli anni con le Unioni regionali sempre più impegnate nella formazione culturale, nella tutela dell’ambiente e della sua fauna ungulata e nella promozione di una caccia sostenibile conservativa delle popolazioni selvatiche. Non mancano le dispute, a livello nazionale, tra le grandi e le piccole Unioni tra quelle ricche di ungulati e quelle ancora povere, ma l’attività continua a mietere successi all’insegna del ”Manifesto dell’URCA” che sin dall’inizio ha guidato la politica associativa. Il 12 maggio 2006 giunge un ambito riconoscimento all’attività svolta: con Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio l’URCA-Unione Regionale Cacciatori dell’Appennino è stata identificata quale Associazione di protezione ambientale; grande è la soddisfazione di tutti coloro che hanno contribuito, con il lavoro e con le idee divulgate, ad ottenerlo. Oggi le Unioni regionali hanno raggiunto le quattordici unità e sono presenti nell’Appennino, senza soluzione di continuità, dal basso Piemonte alla Sicilia. Dopo il fondatore Araldo Tolomelli sono succeduti alla presidenza nazionale Luca Santini, Bruno Tudini e Antonio Drovandi.
URCA ed UNCZA hanno stabilito rapporti di collaborazione regolati da una convenzione rinnovata recentemente.